Parlare di convention in questo periodo potrebbe veramente essere più un tabù che altro. Nonostante l’inizio di un anno che avrebbe dovuto donarci una nuova speranza, le incertezze saranno sempre dietro l’angolo ancora per un bel po’.
Noi dello staff vorremmo però tentare di colmare queste lacune a modo nostro… proponendovi qualcosa che ci permetterà di tornare indietro nel tempo, per vivere di nuovo assieme alcuni dei momenti più felici nella nostra community…
Aprile 2018, Madrid. Proprio in questo periodo si sta svolgendo la seconda edizione di Furrnion, che in pochissimi anni è stata in grado di farsi strada fra la miriade di eventi internazionali e non, arrivando a ricoprire una posizione di un certo rilievo anche fra le principali convention europee.
Ed è stato proprio qui che il nostro DanMag ha avuto l’occasione di intervistare Salmy Cheetah, uno dei principali organizzatori di Furrnion, che ci ha spiegato l’immenso lavoro dietro a questi eventi partendo dagli albori del progetto. Volete sapere com’è andata? Venite a scoprirlo con noi nella prima parte di questa intervista, tutta dedicata alla più grande convention furry spagnola!
DanMag: Come e quando è nata Furrnion?
Salmy: « La prima edizione si è svolta nel 2017, e abbiamo iniziato a sviluppare le prime idee riguardo alla convention a partire dalla metà del 2014 circa. Quel giorno eravamo solamente io e Tronchy durante un giretto fuori casa, e ci siamo improvvisamente messi a chiacchierare: “Ok, non sarebbe grandioso organizzare un grosso evento qui in Spagna?”. Considerando che in passato ci sono stati numerosi tentativi a cui sono poi seguiti altrettanti fallimenti, sarebbe stato grandioso riuscire a dare finalmente vita a qualcosa di concreto!
Dal canto mio, avevo già avuto diverse esperienze nell’organizzazione di feste in passato. Tronchy poteva invece contare sulla sua giovinezza, un ottimo rapporto con la nuova generazione di furries e anche una buona autonomia organizzativa, nonostante la sua età: ai tempi aveva appena 19 anni, mentre io 40. Abbiamo passato il mese successivo pensando a come sviluppare qualcosa di simile e… diciamo che non stavamo prendendo troppo sul serio il progetto, in quei frangenti era più che altro l’immaginazione a prendere il sopravvento.
Finalmente, nell’ottobre 2015 ho deciso di proporglielo definitivamente: “ok, se credi davvero nel nostro progetto questo è il momento: adesso o mai più”. La sua risposta è stata la seguente: “d’accordo allora, iniziamo a pensare seriamente alla questione: di cosa abbiamo bisogno? Ci serve un nome, diamoci da fare per trovarne uno. Occorrono anche una mascotte, una location e soprattutto un piano organizzativo”.
Così, due mesi dopo avevamo già iniziato a parlare di cosa ci sarebbe piaciuto vedere in una convention spagnola. Da lì nacque la necessità di un terzo organizzatore, poiché in un team è sempre bene evitare situazioni di parità decisionale, che si sarebbero potute verificare in caso di disaccordo fra noi due. Ci siamo quindi rivolti a Sierra poiché era già stato organizzatore di eventi furry in passato, anche se si trattava più che altro di raduni in campeggio e non di vere e proprie convention; come ad esempio ZampaCon, che con i suoi 60-70 partecipanti prevedeva un programma decisamente più ricco di attività.
Anche il nostro scopo era diverso, dato che avevamo intenzione di puntare a qualcosa di più… ambizioso (…).
Sierra è stato organizzatore di Ibercamp sin dalla seconda edizione, svolgendo un ottimo lavoro e facendo compiere all’evento grandi passi in avanti rispetto al primo, quindi sentivo di potermi fidare ciecamente di lui. Ero a conoscenza delle sue competenze e, soprattutto, del fatto che possedeva ciò che io e Tronchy non avevamo in termini di mentalità, siccome eravamo tutti e tre individui con ideologie molto differenti fra loro. Il nostro era quindi diventato un team equilibrato, dato che le decisioni venivano prese in base a tre prospettive notevolmente diverse.
Perciò, dopo aver dato il benvenuto a Sierra nell’organizzazione abbiamo stabilito che sarebbe stato fondamentale incontrarci periodicamente, almeno una volta al mese. A gennaio abbiamo fatto un paio di riunioni anticipate, durante le quali abbiamo deciso il nome, le mascotte e, non meno importante, abbiamo iniziato a compilare tutte le pratiche relative all’apertura di un’associazione; questo ci avrebbe consentito di rendere il tutto legale e separato dalle nostre persone fisiche. Ci tenevamo particolarmente a questo aspetto, siccome gestire tanti partecipanti non è semplice, anche solo per quanto riguarda le tasse: ricevere ingenti somme di denaro da individui potenzialmente sconosciuti, senza essere in grado di giustificare il tutto, poteva rappresentare un problema (…).
Dopo aver definito il nome dell’evento abbiamo deciso di annunciare il progetto al resto del mondo, in modo da farci un’idea sul potenziale interesse da parte del pubblico (…). Avevamo la necessità di artisti in grado di disegnare i reference sheet delle nostre mascotte: il toro e la lince. Dal momento che avevamo già in mente nomi e caratteristiche, tutto ciò che ci serviva a quel punto era la loro versione “concreta”. Ci siamo rivolti a una grande quantità di artisti, e non solamente nostri amici, ma anche altri che nemmeno conoscevamo. È stato interessante notare come questi ultimi fossero addirittura più entusiasti rispetto a quelle che erano già nostre conoscenze a suo tempo.
A seguito di qualche riflessione, verso gennaio 2016 abbiamo scelto il reference sheet che più ci aveva convinto, per poi iniziare a sviluppare ciò che sarebbe stato Furrnion I; dopodiché ci siamo messi all’opera per cercare un hotel in grado di venire incontro alle nostre esigenze, ritrovandoci di fronte (anche in questo caso) ad una marea di burocrazia da gestire (…).
Ma alla fine ce l’abbiamo fatta, all’hotel Las Provincias nel gennaio 2017, e abbiamo avuto il triplo delle iscrizioni che ci saremmo aspettati: ben 155. Ed è stato così che abbiamo deciso di giocarci la carta dell’“open doors day” durante la prima edizione di Furrnion, così da attirare ancor più persone, dato che le nostre statistiche erano piuttosto insolite per un evento furry… come, ad esempio, una presenza di 40 artisti su un totale di 155 partecipanti. Era un fenomeno alquanto strano: di norma in altre convention la percentuale di categorie come questa è molto più bassa. Si è quindi deciso di sfruttare ulteriormente questo “open doors day”, non volevamo che potessero pensare di non riuscire a richiamare sufficientemente l’attenzione del pubblico, data la loro massiccia presenza. Abbiamo quindi creduto che accogliere per un giorno anche chi non era registrato all’evento sarebbe potuta essere un’ottima idea, in modo che gli artisti fossero a conoscenza della possibilità di attirare più gente, guadagnando qualcosina in più al dealers den in quella giornata.
Lo stesso si poteva dire per i fursuiters dato che il pubblico rappresentava il loro obiettivo, ovvero persone che sarebbero venute principalmente per vederli e divertirsi con loro (…). »
Fursuit parade – Furrnion II
DanMag: Ti andrebbe di raccontarci un po’ la storia della community furry in Spagna esprimendo quello che potrebbe essere stato, secondo te, il principale contributo di Furrnion nei confronti di quest’ultima?
Salmy: « Iniziamo dalle origini. La comunità furry spagnola ha cominciato ad organizzarsi intorno al 2006, in particolar modo attraverso due forum: AndalFurs e RedLobo. Il primo si concentrava maggiormente sul territorio dell’Andalusia, mentre il secondo era più generico dato che si rivolgeva all’intera nazione (…).
Man mano che la community cresceva, anche i conflitti hanno iniziato a fare altrettanto. Inizialmente, eravamo poco più di una ventina in tutta la Spagna e regnava un ottimo rapporto di amicizia fra noi, ma alla crescita della comunità ha presto iniziato a corrispondere anche la formazione di vere e proprie “fazioni”. Il fandom spagnolo finì quindi per dividersi, tant’è che una parte di noi provava una sorta di nostalgia per quelli che sono stati i primi due anni della community.
Logo di RedLobo.net nel 2009
Una delle motivazioni per cui abbiamo deciso di organizzare Furrnion (o meglio, una delle mie ragioni personali), era quella di cercare di riunire la maggior parte dei membri, a partire dai veterani, fino ad arrivare a tutte le successive generazioni (…).
Lo scorrere del tempo era inevitabile, e il primo evento degno di essere definito tale si è svolto nel 2012: stiamo parlando di Ibercamp anche se, sinceramente, fu un disastro. I partecipanti erano circa una ventina, e il fiasco è stato principalmente dovuto alla disorganizzazione. All’inizio avevano cercato di coinvolgere anche me: conoscevo tutti quelli che facevano parte dell’organizzazione dato che erano miei amici. Tuttavia, avevo ben in mente anche che genere di individui fossero, motivo per cui ho preferito non aver nulla a che fare con l’evento, li conoscevo troppo bene e sapevo che non sarebbe finita nel migliore dei modi.
Alla seconda edizione di Ibercamp, anche Sierra aveva preso le redini dell’iniziativa assieme al resto degli organizzatori; non ho potuto partecipare, ma quella volta ne avevo sentito parlare decisamente meglio. Le iscrizioni erano incrementate da 20 a 60 e hanno orientato il furmeet verso un’altra direzione, prendendo spunto dalle principali caratteristiche di una convention, soprattutto grazie al contributo di Sierra (…).
Una successiva serie di attriti ed allontanamenti vari dallo staff di Ibercamp hanno portato alla nascita dell’ennesimo evento: FurBest (…). La prima edizione ha potuto contare su un numero di 25 partecipanti, e si è svolta terribilmente vicino al periodo in cui abbiamo annunciato per la prima volta Furrnion: circa due mesi prima. Quando sono venuti a conoscenza del nostro evento si erano leggermente alterati poiché avevamo osato definirci “la prima convention furry spagnola”. La risposta che hanno ricevuto da noi è stata che si trattava dell’unico modo che conoscevamo per trasmettere in maniera efficace al pubblico che non avevamo le loro stesse intenzioni, che ambivamo a qualcosa di differente. Ed è stato effettivamente così, non c’era paragone: saremmo stati in un hotel, avremmo avuto un dealers den, un fursuit lounge e tanto altro. Si poteva definire come un’esperienza più completa e soddisfacente, nessuno aveva mai fatto qualcosa di simile prima di allora in Spagna, questo è un dato di fatto (…).
(…) Credo che sarebbe sbagliato trovare solamente Furrnion in Spagna: penso invece sia positivo avere diversi eventi tra cui scegliere, in modo da offrire alla community un’ampia gamma di opportunità (…). Io per primo parteciperei ad altre iniziative, perché mettere in piedi una propria convention è stancante: richiede un’enorme quantità di tempo e lavoro. Quindi, per potersene veramente godere una come si deve in questi casi, ciò che rimane da fare è partecipare a quelle organizzate da qualcun altro. Per come la vedo io non si tratta di concorrenza, ma di armonia fra i membri di questa sottocultura. Allargando i miei orizzonti ad altri eventi potrei addirittura imparare qualcosa dagli altri, avere l’opportunità di migliorare e, al tempo stesso, divertirmi.
Penso che il miglior contributo che Furrnion abbia offerto alla comunità furry spagnola sia stato quello di donarle nuovamente speranza: noi spagnoli tendiamo sin troppo spesso a sottovalutarci. È una sorta di tratto nazionale comune quello di credere che tutto ciò che proviene dal nostro paese sia perlopiù negativo, che le persone della nostra nazionalità siano le peggiori e che non arriveremo mai da nessuna parte… ma alcuni di noi, fortunatamente, sono l’esatto opposto (…).
In conclusione, penso che ciò che abbiamo fatto sia stato rendere un po’ più orgogliosa la nostra community: tutti sentivano Furrnion come la loro convention. Non possiamo ancora dire di essere come una grande famiglia, ma è un progetto in cui credono tanti furries, poiché si sentono coinvolti in prima persona. Anche tanti di coloro che sono venuti al primo Furrnion solo per vedere quanto miserabilmente avremmo fallito hanno potuto constatare che l’evento non è stato un disastro. Essere riusciti a raggiungere i nostri obiettivi senza insuccessi è stata la causa principale per cui la gente ha potuto finalmente esclamare: “Non ci posso credere, ora abbiamo davvero una convention di questo calibro nel nostro paese!”, e questo ha fatto sì che nella seconda edizione molti altri abbiano deciso di partecipare, per poter contribuire nel migliore dei modi.
Furrnion è l’unione tra le parole “Furry” e “Unione”; il nostro scopo era prima di tutto quello di unire il più possibile i furries, in particolare quelli spagnoli che avevano deciso di abbandonare la comunità locale, nella speranza di un loro ritorno definitivo all’interno di un gruppo che non avremmo mai voluto veder scomparire. »
Artwork di IberCamp 2012
DanMag: I furries partecipano alle convention per molte ragioni differenti: quale pensi sia stata quella principale per i partecipanti di Furrnion?
Salmy: « Le convention furry, normalmente, vengono organizzate da chi in quell’area geografica ci vive. Per esempio, ZampaCon è stata creata DA e PER gli italiani. Pensandoci bene, la maggior parte delle persone che partecipa ad un evento lo fa perché si trova vicino. Se abiti in Spagna e sei indeciso se partecipare a Eurofurence o Furrnion, probabilmente sceglierai la seconda perché più economica, gli altri parleranno la tua lingua e troverai tuoi connazionali. Credo che queste rappresentino le motivazioni principali per cui scegliere un evento nazionale piuttosto che uno estero.
In secondo luogo, non è da trascurare la possibilità di poter incontrare furries con cui, fino a quel momento, avevi interagito solamente online, e vista la distanza non esagerata può diventare un’ottima scusa per vedersi con i propri amici. Un’altra ragione può essere quella di poter indossare la propria fursuit liberi da pregiudizi (…). Insomma, puoi avere l’occasione di esternare al meglio quello che è il tuo “essere furry” interiore. Con tutto questo mi sto riferendo alle convention in generale, e mi piace pensare che Furrnion non faccia eccezione (…).
La prima volta che ho partecipato a ZampaCon ho pensato che, siccome quell’anno non sarei potuto andare né ad AnthroCon né ad Eurofurence, mi sarei adoperato per trovare altri eventi in periodi simili. Dopo qualche ricerca, ho scoperto che di lì a poco si sarebbe tenuta ZampaCon in Italia, e ritenevo potesse trattarsi di una splendida opportunità. Avevo semplicemente bisogno di stare insieme ad altri furries, inoltre ho sempre stimato gli italiani, quindi… perché no? Così ho deciso di partire. È stata un’esperienza che ho amato alla follia, tant’è che ho deciso di tornarci l’anno successivo: non mi sarei mai aspettato di rimanerne così piacevolmente sorpreso. »
Ci vediamo alla prossima puntata!
Intervista svolta da DanMag e concessa dallo staff di Furrnion.
Traduzione a cura di Degron.
Foto di gruppo – Furrnion II – Credits