Negli ultimi anni, la community furry ha subito una forte crescita in termini di popolarità e appassionati più o meno in tutto il mondo, sviluppandosi ed evolvendosi nei più disparati dei modi. Ma… vi siete mai chiesti cos’è cambiato in questi ormai 40 anni suonati (ebbene sì, questa è l’eta del nostro fandom al momento in cui scriviamo)? Avete mai pensato a come sarebbe stato viverlo qualche decina di anni fa? Beh, dare una risposta a domande apparentemente così semplici, eppure così complesse, è tutt’altro che banale. Dal canto nostro, è proprio qui che cercheremo di fare del nostro meglio per aiutarvi a schiarirvi un pelo di più le idee!
Tutto è iniziato qualche anno fa, da una “semplice” chat fra Scale, che avevamo intervistato poco prima (qui trovate l’intervista completa) e Arvo.
L’idea era quella di approfittare della lunga esperienza di Scale per buttare giù qualche appunto sulla storia del fandom, da utilizzarsi come traccia per un successivo articoletto… peccato che la cosa sia evidentemente sfuggita di mano! Scale infatti fu talmente entusiasta dell’idea che ne uscì un vero e proprio papiro!
Grazie al prezioso supporto dei due artisti, abbiamo avuto l’opportunità di revisionare tutto ciò che fu annotato durante quella conversazione, trasformandolo in una serie di ben sette puntate, con le quali partiremo dagli albori della community, per arrivare fino ai giorni nostri!
Bene, direi che non c’è altro da aggiungere, quindi… tutti a bordo della macchina del tempo: preparatevi ad un clamoroso salto nel passato!
Il tema "furry" e la sua nascita
La comunità furry nacque “ufficialmente” a Boston verso fine agosto 1980, durante la NorEasCon 2, una convention a tema fantascientifico e fantasy. Fra la miriade di fumetti e film relativi a questi temi, un gruppo di partecipanti si riunì casualmente attorno a un’immagine presentata all’Art Show della convention, la quale attirò particolarmente la loro attenzione…
Non ci è dato sapere quale fu esattamente l’immagine in questione, ma si trattò per certo di un dipinto di Steve Gallacci: fumettista italo-americano tuttora attivo. L’immagine apparteneva al suo fumetto “Albedo Anthropomorphics“, che per la prima volta mostrava animali antropomorfi disegnati in uno stile più realistico rispetto a quello tipico Disney (che all’epoca dominava l’animazione occidentale) all’interno di uno scenario militare fantascientifico, anch’esso di taglio realistico.
Si trattò di una grossa innovazione nel fumetto americano dell’epoca, benché negli anni ‘60 e ‘70 vi fossero già stati diversi disegnatori underground, autori di fumetti con animali antropomorfi differenti dallo stile Disney, ma si parlava perlopiù di strisce a tema satirico. L’esempio più celebre ed emblematico a tal proposito è, probabilmente, “Fritz il gatto” di Robert Crumb, che rimase però legato al mondo della controcultura (verso il quale era rivolta la sua satira).
Di fatto, il fumetto di Gallacci fu il primo esempio di antropomorfismo applicato agli animali con un taglio realistico-moderno, supportato da una trama “hard sci-fi” (ovvero fantascienza tendente allo “scientificamente corretto”).
I partecipanti riunitisi attorno al suo disegno scoprirono quindi una sorta di “passione” in comune: quella per le storie con animali antropomorfi come protagonisti, con tematiche che non erano però rivolte ad un pubblico infantile. A seguito di ciò, iniziarono quindi a definirsi “furry“, termine utilizzato per sintetizzare tale concetto.
Per l’intera durata degli anni ‘80, la comunità furry venne considerata come un normale fandom, composto principalmente da appassionati di cartoni e personaggi animaleschi all’interno del fantasy e della fantascienza. Effettivamente, questa epoca vide anche la nascita delle “Tartarughe Ninja”, il primo fumetto con animali antropomorfi “non disneyani” ad avere veramente successo sul mercato.
Nel 1989, ebbe luogo la prima convention dedicata al furry fandom. Ancora non esistevano però concetti come quello di “lifestyle” o di “fursona”, e anche le commissioni artistiche erano un campo perlopiù inesplorato. La scena era principalmente dominata da fumetti autoprodotti e pinup. Sempre nel mondo del fumetto, negli anni ’80 era all’opera anche un altro autore, con una storia anch’essa di taglio realistico ma dai contenuti completamente diversi. Si trattava di Reed Waller, un fumettista che sul lungo periodo è stato molto più influente di Gallacci, e che ha ottenuto seri riconoscimenti anche al di fuori della comunità furry, tanto che ancora oggi la sua opera principale “Omaha, la gattina ballerina” si trova pubblicata anche in italiano.
“Omaha” è stato il primo fumetto furry erotico che intendeva prendersi sul serio, anziché essere pura pornografia o satira sbroccata come lo era invece “Fritz il gatto”. La trama risentiva molto della cultura americana decadente degli anni ’70, ma poteva considerarsi una storia matura nel vero senso della parola, che toccava anche temi di attualità per l’epoca, come ad esempio la repressione del governo nei confronti dei “sex workers”.
“Albedo” e “Omaha”, nati negli stessi anni, rappresentavano piuttosto bene le due “anime” che negli anni seguenti hanno alimentato la sottocultura furry. Il primo fumetto risultava essere più “escapista” e vicino alla cultura di massa, ma intendeva spingersi oltre le limitazioni imposte dal grande pubblico, così da raffigurare i personaggi tipici dei cartoni in modo più realistico. La seconda opera tendeva invece ad utilizzare gli animali antropomorfi come pretesto per descrivere concetti complessi come identità, sessualità e varie problematiche relative alla vita adulta.
Ma queste due “anime” sono entrate spesso e presto in conflitto. Anzi, la contrapposizione aperta fra questi due modi di intendere il furry avrebbe dominato la comunità stessa per i successivi dieci anni…
Appuntamento tra 7 giorni per la seconda parte!