Negli ultimi anni la community furry è cresciuta per popolarità e numero di appassionati. Ma cosa è cambiato in 40 anni e più di storia del nostro fandom? Come sarebbe stato essere furry fino a poche decine di anni fa? Grazie al supporto di una guida d’eccezione, il bravissimo Scale, ogni sabato partiremo per un viaggio (letterario) dagli albori della community fino ai giorni nostri!
Tutti a bordo della macchina del tempo per un clamoroso salto nel passato!
Se vi siete persi la sesta parte, potete leggerla QUI!
Lo sviluppo della comunità furry moderna
Il crescente giro d’affari nel mercato dell’arte furry ha visto nella seconda metà degli anni 2000 anche l’esplosione di un nuovo prodotto legato alla community, oggi simbolo identificativo del furry per chi osserva la comunità dall’esterno: la fursuit.
Quelli che oggi sono complessi ed elaborati costumi di pelliccia sintetica, gommapiuma e resina modellata con cura, erano inizialmente creazioni spartane di stampo amatoriale. Era piuttosto raro trovarne anche nelle convention, e molte di esse strizzavano l’occhio ai fetish BDSM. Contro ogni previsione, a partire dal 2005 sono iniziati a spuntare ovunque “fursuit makers” che hanno fatto della creazione di fursuit la propria occupazione a tempo pieno, arrivando a diffondersi così tanto da eclissare quasi totalmente il resto delle produzioni artistiche furry agli occhi dei media, diventando di fatto il biglietto da visita della community.
Anche il versante delle convention iniziò ad essere interessato da importanti novità. Dopo il fallimento catastrofico di Confurence, Uncle Kage, il chairman di Anthrocon (un’altra convention che in quel periodo stava rapidamente crescendo), ha iniziato a prendere provvedimenti per evitare che si ripetessero gli stessi errori. Le idee di Kage erano molto semplici:
1) I mass media non dovevano mettere piede nelle convention furry, e i furry stessi non avrebbero mai dovuto nemmeno interagire con loro.
2) Se qualcuno avesse mostrato comportamenti devianti, perversioni in pubblico, o comunque atteggiamenti tali da far “cattiva pubblicità” alla comunità furry, costoro sarebbero dovuti essere immediatamente banditi dalle relative convention.
Le idee di Kage sono state accolte da pareri discordanti, e se la prima proposta è stata attuata senza troppo remore (visto il caso dell’episodio di CSI e altri reportage mendaci che vi seguirono sul tema furry), sul secondo punto si ha preferito invece non calcare troppo la mano. Alcuni episodi, come quelli che hanno costretto la convention Rainfurrest alla chiusura, hanno contribuito a dimostrare che, sostanzialmente, il chairman di Anthrocon non era dalla parte del torto.
Rainfurrest è stata infatti una delle più grosse convention furry negli USA fino a quando, nel 2015, gli organizzatori e i partecipanti sono stati cacciati dall’hotel che la ospitava a causa di atti di vandalismo e comportamenti indecenti da parte di un piccolo numero di individui. Nel 2017, in seguito alla riscontrata impossibilità di trovare hotel nella stessa zona disposti ad ospitare l’evento, la convention dichiarò il fallimento e la chiusura definitiva.
Questo è quanto accaduto di più rilevante all’interno della comunità furry fino ad ora, e ciò che ne ha segnato la storia dalla sua nascita fino ai giorni nostri.
Siamo quindi giunti al 2016, anno che alcuni blogger hanno definito come “The Year of Furry“, grazie all’uscita del film Disney “Zootropolis”, del videogioco “Undertale”, e del documentario “Fursonas” che, a suo modo, ha rappresentato un’altra importante tappa nella crescita della comunità. Il documentario in questione ha anche vinto un prestigioso premio all’interno di un festival del cinema indipendente, attirando alla sottocultura furry l’attenzione di un pubblico genuinamente interessato a capirla senza pregiudizi.
Dopo il successo di My Little Pony: Friendship is Magic e Zootropolis, sono stati messi in cantiere molti altri film che hanno per protagonisti personaggi animali (antropomorfi o meno), mostrando una chiara inversione di tendenza rispetto ai vent’anni precedenti che avevano visto i personaggi furry sempre meno presenti nell’intrattenimento. Oggi, al contrario, sono sempre più presenti anche in prodotti non strettamente furry: basti pensare al successo riscontrato da Rocket Raccoon nell’universo dei film Marvel o prodotti di animazione pensati per un pubblico decisamente mainstream come “Aggretsuko”.
Negli ultimi anni, anche grazie a piattaforme come Kickstarter che hanno permesso ai fan di finanziare direttamente prodotti di nicchia a cui erano interessati, vi è stato inoltre un proliferare di giochi da tavolo e fumetti indipendenti a tema furry; gli esempi più eclatanti in questo ambito possono essere il gioco “Mice and Mystics” e il fumetto “Contronatura” dell’illustratrice italiana Mirka Andolfo, entrambi grandi successi di pubblico e di critica.
Allora, com’è andata? Sono passati quasi due mesi dall’inizio del nostro lungo viaggio, e con la puntata di oggi siamo finalmente giunti alla tappa conclusiva!
Durante queste settimane, ci ha fatto davvero piacere vedere quanto positivamente avete accolto questa iniziativa sui nostri social: non potremmo essere più felici ❤️! Proporre contenuti utili, attendibili e di qualità rientra da sempre fra i nostri obiettivi, e ci piace pensare che questa serie possa rimanere qui, nel nostro blog, come una sorta di “piccola gemma” sempre pronta da rispolverare dai nuovi arrivati, dai furries un po’ più navigati e, perché no, anche dai curiosi che vogliono semplicemente saperne di più sul nostro passato 😉
Il ringraziamento più grande in assoluto, però, va indubbiamente rivolto a Scale e Arvo, senza i quali non saremmo mai riusciti a portare alla luce questo fantastico progetto. Ed è per questo che non vogliamo farci sfuggire anche questa occasione per invitarvi di nuovo a seguire sulle loro piattaforme questi due mitici artisti, riportate qui sotto.
Ci vediamo al prossimo articolo!
– Degron